I Vicerè, di De Roberto



Premessa: adoro le saghe familiari. Perchè non mi faccio mai gli affari miei, obietterà qualcuno. Sarà, ma è questione di gusti, e tutti i gusti sono gusti. Di questo libro avevo sentito parlare a più riprese: siamo in Sicilia, epoca risorgimentale, la famiglia degli Uzeda, nobili di origine spagnola... ne hanno fatto un film, poco tempo fa. Beh, per farla corta, me lo sono letto, in un momento che ritenevo opportuno, in cui me la sentivo. Un bell'impegno, certo, innanzitutto per il linguaggio (è stato pubblicato nel 1894), poi per la gran quantità di personaggi (a pagina 21 c'è la lista pressochè completa, alla quale ritornare più volte). Poi per le descrizioni meticolose, che, finchè non entri nell'idea, possono risultare un po' noiose. Per il resto, è fantastico, indimenticabile, con tutte le liti familiari (sembra quasi come a casa mia), le trame, le intese che cambiano ogni poche pagine, e sullo sfondo il periodo storico, tornato più che mai di moda, basta vedere le recensioni televisive di questi tempi. Insomma, da non perdere, con figure che restano impresse, con le strane leggi dell'aristocrazia, che ho appreso proprio grazie a De Roberto, cui si è ispirato l'autore del più famoso Gattopardo. E la fine, riassunta dall'erede della casata: "la storia è una monotona ripetizione; gli uomini sono stati, sono e saranno sempre gli stessi...un tempo la potenza della famiglia veniva dai re; ora viene dal popolo... La differenza è più di nome che di fatto..." Come dire: certi personaggi sentono l'aria che cambia, e ci si adeguano, semplicemente. Il re è morto. Viva il re.

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